[The End]
Ce l'ho fatta, ben dieci post dedicati all'Estate 007, che purtroppo nel complesso ci ha abbastanza delusi...
Niente mezzi di locomozione, molte crisi nervose sul lavoro, poche ubriacature, troppe sigarette, rare camporelle...
Restano giusto quelche foto e un pò di sghei nuovi da spendere al più presto. O magari li investo?
Non è una questione di data, semplicemente è passata, come passa l'inverno anche quando sembra che niente possa salvare dal gelo le tue chiappe fredde, come passa la primavera mentre speri di beccare il week end giusto per raccogliere e spaccarti di cigliegie, e come fa pure l'autunno, che ti sorprende alle 7 del mattino in stazione con quel tetro muro di nebbia grigia ad augurarti il buon giorno.
Il sole si abbassa, la luce si spegne un pò, diventa più soffusa, l'aria è fresca e arriva l'odore dell'autunno, della natura stanca che non vede l'ora di andare un pò a riposare, degli ultimi fiori, delle prime foglie ingiallite.
Intanto ti prepari: pigiamone, copertona, magari inizi a portare in vista il piumone, non si mai.
Non sono finite le vacanze per noi universitari, certo, ma ormai non è più estate, è scazzo di fine Settembre: del resto andare al mare a Maggio non è come andarci a Luglio.
Quindi oggi ultimo giorno di sole al lago, sul mio moletto preferito.
Ho letto l'Espresso, come consuetudine da prendi-sole, e mi hanno veramente allibito alcuni articoli che vi ho trovato: non per l'argomento, ma per la struttura sintattica semplicemente imbarazzante.
Ormai si usano solo frasi principali singole, della serie: "Un mese fa ne abbiamo parlato. Lui non ha capito. Due settimane dopo l'ho lasciato. Non ce l'avrebbe fatta. Scorza troppo dura. Ripieno troppo morbido". E' un breve estrapolato dal pezzo sulla escort di lusso, o meglio del milionesi articolo sulla escort di lusso, inizio a pensare che li ricircolino ogni tot di anni, fatto giusto per tenerlo duro a quei poveri lettori che vorrebbero i soldi per fare una vita un pò diversa, magari più movimentata. Ritornando alla sintassi, la cosa più devastante è che mentre scrivo, mi sembra di inziare a essere contagiato dalle principali mongole per lettori spastici, è ciò mi preoccupa.
Sempre sull'E. ecco l'ennesimo articolo sulla crisi della scuola, colpa dei sesantottini, della DC, del PCI, dei sindacati, dei genitori, degli insegnanti.
Ed ecco che anche io come ogni bravo italiano ho la mia soluzione: visto che la scuola è diventata un semplice parcheggio per somari e delinquenti, o quando va bene semplicemente analfabeti, togliamo l'obbligo scolastico, ovviamente senza rendere private gli istituti.
Quelli che vi accederanno saranno selezionati da programmi e percorsi di studi seri e realmente formanti, e in questo caso io sono di quelli che sostengono che la grammatica, il latino, la letteratura servano veramente a forgiare non solo la cultura, ma anche processi e riflessioni mentali, insomma il carattere e le capacità cognitive necessarie ad inserirsi senza problemi in ogni contesto sociale, lavorativo e culturale. I ragazzi di oggi, lasciati andare allo sbando per dare a tutti le stesse possibilità, saranno nel futuro degli emarginati sociali, perchè degli ignoranti ed analfabeti nessuno se ne fa nulla.
Quelli che non frequenteranno le scuole andranno a formare quello strato di proletariato necessario a far funzionare ogni paese civile, dai muratori agli autisti di tram, e scusate il cinismo.
Ovviamente il diritto al voto dovrà confrontarsi con questi cambiamenti: gli analfabeti senza diploma di studio saranno privati di questo diritto, del resto cosa se ne potrebbero fare? Diventare massa di manovra per qualche nuovo capetto populista?
Qua ho scritto solo cazzate, ma il vero problema di fondo è che nella scuola, come nella burocrazia e in ogni angolo di società e cultura italiana c'è bisogno di meritocrazia.
Le possibilità e i diritti non possono essere uguali per tutti: chi si impegna, si mette in gioco con onestà, decisione, serietà deve essere finalmente premiato e aiutato.
Come le liberalizzazioni per Giavazzi, anche la meritocrazia dovrebbe diventare un valore per la sinistra italiana.
Si sa, ai giovani ventenni piace sempre sognare.
Niente mezzi di locomozione, molte crisi nervose sul lavoro, poche ubriacature, troppe sigarette, rare camporelle...
Restano giusto quelche foto e un pò di sghei nuovi da spendere al più presto. O magari li investo?
Non è una questione di data, semplicemente è passata, come passa l'inverno anche quando sembra che niente possa salvare dal gelo le tue chiappe fredde, come passa la primavera mentre speri di beccare il week end giusto per raccogliere e spaccarti di cigliegie, e come fa pure l'autunno, che ti sorprende alle 7 del mattino in stazione con quel tetro muro di nebbia grigia ad augurarti il buon giorno.
Il sole si abbassa, la luce si spegne un pò, diventa più soffusa, l'aria è fresca e arriva l'odore dell'autunno, della natura stanca che non vede l'ora di andare un pò a riposare, degli ultimi fiori, delle prime foglie ingiallite.
Intanto ti prepari: pigiamone, copertona, magari inizi a portare in vista il piumone, non si mai.
Non sono finite le vacanze per noi universitari, certo, ma ormai non è più estate, è scazzo di fine Settembre: del resto andare al mare a Maggio non è come andarci a Luglio.
Quindi oggi ultimo giorno di sole al lago, sul mio moletto preferito.
Ho letto l'Espresso, come consuetudine da prendi-sole, e mi hanno veramente allibito alcuni articoli che vi ho trovato: non per l'argomento, ma per la struttura sintattica semplicemente imbarazzante.
Ormai si usano solo frasi principali singole, della serie: "Un mese fa ne abbiamo parlato. Lui non ha capito. Due settimane dopo l'ho lasciato. Non ce l'avrebbe fatta. Scorza troppo dura. Ripieno troppo morbido". E' un breve estrapolato dal pezzo sulla escort di lusso, o meglio del milionesi articolo sulla escort di lusso, inizio a pensare che li ricircolino ogni tot di anni, fatto giusto per tenerlo duro a quei poveri lettori che vorrebbero i soldi per fare una vita un pò diversa, magari più movimentata. Ritornando alla sintassi, la cosa più devastante è che mentre scrivo, mi sembra di inziare a essere contagiato dalle principali mongole per lettori spastici, è ciò mi preoccupa.
Sempre sull'E. ecco l'ennesimo articolo sulla crisi della scuola, colpa dei sesantottini, della DC, del PCI, dei sindacati, dei genitori, degli insegnanti.
Ed ecco che anche io come ogni bravo italiano ho la mia soluzione: visto che la scuola è diventata un semplice parcheggio per somari e delinquenti, o quando va bene semplicemente analfabeti, togliamo l'obbligo scolastico, ovviamente senza rendere private gli istituti.
Quelli che vi accederanno saranno selezionati da programmi e percorsi di studi seri e realmente formanti, e in questo caso io sono di quelli che sostengono che la grammatica, il latino, la letteratura servano veramente a forgiare non solo la cultura, ma anche processi e riflessioni mentali, insomma il carattere e le capacità cognitive necessarie ad inserirsi senza problemi in ogni contesto sociale, lavorativo e culturale. I ragazzi di oggi, lasciati andare allo sbando per dare a tutti le stesse possibilità, saranno nel futuro degli emarginati sociali, perchè degli ignoranti ed analfabeti nessuno se ne fa nulla.
Quelli che non frequenteranno le scuole andranno a formare quello strato di proletariato necessario a far funzionare ogni paese civile, dai muratori agli autisti di tram, e scusate il cinismo.
Ovviamente il diritto al voto dovrà confrontarsi con questi cambiamenti: gli analfabeti senza diploma di studio saranno privati di questo diritto, del resto cosa se ne potrebbero fare? Diventare massa di manovra per qualche nuovo capetto populista?
Qua ho scritto solo cazzate, ma il vero problema di fondo è che nella scuola, come nella burocrazia e in ogni angolo di società e cultura italiana c'è bisogno di meritocrazia.
Le possibilità e i diritti non possono essere uguali per tutti: chi si impegna, si mette in gioco con onestà, decisione, serietà deve essere finalmente premiato e aiutato.
Come le liberalizzazioni per Giavazzi, anche la meritocrazia dovrebbe diventare un valore per la sinistra italiana.
Si sa, ai giovani ventenni piace sempre sognare.
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