[Giustizia]
Una mattina di Novembre il sole splendeva pallido ma tiepido sull'antica città.
Quella mattina il vecchio scrittore, che tante gioie, tanti dolori, tante lotte e tante meraviglie aveva condiviso con la sua antica città decise di scrivere lasciando aperta la finestra del suo studio.
Benchè fosse completamente assorto nei sui studi, non potè non sentire il saluto di quella luce, la carezza di quell'aria fresca e dolce, come solo in poche mattine di tardo autunno si può ancora respirare nell'antica città.
Ad un certo punto un suono cadenzato giunse al suo orecchio, sovrastando quello del respiro di vita dell'antica città, un suono che piano piano prese sempre più forza, finchè l'antico scrittore riuscì a comprenderne il significato.
"Giustizia! Giustizia! Giustizia!"
Erano tempi difficili per la grande città. In un'epoca ricca e sregolata tanti valori, tante consuetudini di rispetto e convivenza sembravano essere scomparse, soffocate da qualcosa che nessuno riusciva a distinguere, a capire.
L'antico scrittore ricordava ancora gli anni in cui anche lui, pieno di speranze come adesso, ma più giovane, più ottimista e coraggioso, cercava di capire il mondo che lo circondava, di drizzarne le stroture, di combatterne le ingiustizie.
Quante volte contro la corruzione, l'illegalità, l'odio, la negligenza, la vigliaccheria aveva gridato "Giustizia! Giustizia! Giustizia!".
Sentire quella parola, gridata con forza, con energia, con determinazione gli diede la convinzione che forse un giorno anche per l'antica città sarebbe tornata un'epoca di impegno, di ottimismo, di civiltà e legalità.
Pochi metri più lontano dalla via della casa dell'antico scrittore, tra i tanti a gridare "Giustizia" Giustizia! Giustizia!", molti erano quelli che pochi giorni prima l'antico scrittore aveva visto bruciare caserme, bloccare strade, assaltare poliziotti. Quelli che pochi mesi prima avevano messo a ferro e fuoco altre città, ucciso un agente della polizia.
Quelli che urlando il nome di una squadra avevano fatto venire il disgusto a molta gente verso uno sport, antica attività una volta emblema del sano agonismo, della correttezza, del rispetto del valore dei propri avversari.
Un ragazzo innocente è morto. Era tifoso.
Pochi mesi prima un ragazzo innocente è morto. Era poliziotto.
Senza ultras chi sparerebbe addosso ai tifosi?
Senza assalti e risse chi sparerebbe addosso a ragazzi innocenti?
Senza apologia e difesa della violenza chi morirebbe tentando di difendere ordine e legalità?
Gli assassini di quel ragazzo morto domenica sono gli ultras, molti dei quali probabilmente erano suoi stessi compagni, molti dei quali, con la giustificazione del suo nome, hanno giocato l'unico sport di cui sono veri protagonisti.
Quello della violenza.
Stasera
I Feel: ok l'unica soluzione è la settimana di tre giorni lavorativi
I Hear: Yann Tiersen. Un pò di Parigi
I Want: piumone, pensiero stupendo
I Will: vincere al superenalotto in settimana. yeah
giovedì, novembre 15, 2007
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2 commenti:
Perfettamente d'accordo con te. Peccato che in troppi continuino a giustificare e a banalizzare i fatti accaduti domenica sera nascondendoli dietro al pretesto della morte di quel ragazzo. Una morte che necessita giustizia, ma una giustizia vera: e non quella sommaria dei guerrieri della notte.
quella che vorrebe invece certa gentaglia...
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